Meno 300

IL PRIMO GIORNO DI FRANCO

A Fluminimaggiore, sotto un grande murale che ricorda lo sciopero dei minatori del 1904, incontriamo Franco, ex minatore a Su Zurfuru;
sono le prime ore del pomeriggio, la sede del patronato è ancora chiusa al pubblico, ne approfittiamo per avere un posto tranquillo dove farci raccontare la sua esperienza.

“La mia scelta avvenne che ero poco più di un ragazzo,
avevo appena finito il servizio militare, quindi avevo 20 anni;
della miniera c’era ancora un concetto molto negativo in questo territorio
sia per le malattie che suscitava sia per gli infortuni che spesso succedevano;
io mi stavo preparando a emigrare in Germania, ma capitò che qualcuno mi chiese se volevo entrare in miniera che c’era la possibilità di essere assunti;
ci ho riflettuto un po’ perchè non volevo lasciare il paese.
Ricordo quando lo dissi in casa, mia madre invece di essere entusiasta mi disse subito un no secco:
“tu in miniera non vai a lavorare”;
disse perché il padre era morto giovane di silicosi, perché un fratello era morto schiacciato…
“tu in miniera non vai”…ma aveva capito che io avevo già scelto.
Il 26 maggio mi recai a San Giovanni in miniera, c’era un viavai di persone che erano tutte sporche di fango; io ero appoggiato alla mia vespa e rimasi un po’ sorpreso…dove sto andando?…
non sapevo cosa dovevo fare, poi arrivò un uomo, mi portò in una stanzetta e mi disse: “mettiti quegli stivali”
poi mi portò in un altro posto e mi diede una candela a carburo, me la montò:
“qui si mette il carburo, qui l’acqua…”
insomma mi insegnò a prepararla:
“da domani lo dovrai fare ogni giorno tu”.
Poi accese la candela e mi disse di seguirlo; siamo entrati in una galleria poco distante da lì , lui andava spedito, era abituato, io tentennavo un po’ e guardavo bene dove mettevo i piedi, finchè in una svolta vidi una luce e pensai che finalmente eravamo arrivati; invece era una gabbia, siamo entrati, spinse un pulsante e la gabbia iniziò a scendere; mi ero stretto forte a un pezzo di ferro, lui non parlava mai e io nemmeno.
quando siamo arrivati giù c’era uno scenario incredibile, difficile da raccontare, un posto grandissimo, luci, rumori assordanti, perforatrici, autopale, voci che arrivavano da lontano, una cosa inaspettata per me che non ero mai entrato in miniera.
Il sorvegliante entrò in uno stanzino che era lì sottoterra, posò qualcosa e mi disse di continuare a seguirlo, ci siamo inoltrati per qualche centinaio di metri in una galleria finchè arrivati vicino un minatore che perforava gli disse che dovevo imparare e se ne andò.
Rimasi solo con questa persona che inizialmente mi aveva un po’ spaventato, era tutta sporca e arrabbiata perchè stava andando male il lavoro:
“metti un piede qui che mi tieni il sostegno della perforatrice!”
finita la volata, ha chiuso l’acqua e mi ha detto una parola che non avevo mai sentito:
“vai di là e portami la manichetta!”
intuì che non avevo capito e andò a prenderla lui
“questa è la manichetta!”
poi siamo andati in una riservetta, abbiamo preso due casse di esplosivo e ha caricato da solo tutte le mine; il lavoro era finito.
Quando siamo usciti fuori mi ha chiesto cosa mi era sembrato, ma io cosa potevo dire, avevo paura e basta, era tutta la giornata che mi guardavo intorno e vedevo la montagna sopra, non sapevo neanche che eravamo stati a meno 300. L’indomani stessa storia, man mano che passavo i giorni odiavo sempre di più questo lavoro e avevo sempre paura e la paura mi è rimasta per tutti i 30 anni.
Scusate…”


Tratti in miniera
è un progetto di Giuseppe Casu e Gianluca Stazi
in collaborazione con i minatori sardi

info su tratti.org

LINK PROGETTO: “MINIERE”

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